Fonte: Cantiere Terzo Settore
di: Lara Esposito
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Il registro unico nazionale del Terzo settore (Runts) è ormai il riferimento per circa 120 mila enti (dato aggiornato al 31 dicembre 2023), e il trend di crescita non si arresta, tanto che a fine aprile erano già 126mila. Di questi, 25mila sono nuovi iscritti, a cui si sommano le nuove imprese sociali. Sono questi alcuni dei dati del primo rapporto sul registro unico nazionale del Terzo settore a cura dell’Osservatorio del Runts, promosso dal Ministero del Lavoro e da Unioncamere, presentato il 29 maggio 2024 a Roma. L’analisi dell’Osservatorio, curata del Centro Studi delle Camere di Commercio Guglielmo Tagliacarne, esamina la configurazione del Runts, strumento istituito nel 2021 dal Ministero del Lavoro con il supporto tecnico di InfoCamere, la società di informatica del sistema camerale, i cui dati da qualche mese sono accessibili a tutti i cittadini. Si segnala che molti enti non hanno ancora provveduto ad aggiornare i dati richiesti: l’auspicio è che l’aggiornamento sia continuo, in modo da avere dati sempre più stabili.
Tra i relatori presenti a Roma, il viceministro del Lavoro e delle Politiche sociali Maria Teresa Bellucci, che è intervenuto su alcuni dei temi “caldi” relativi al processo normativo che accompagna la riforma: le semplificazioni e l’autorizzazione della Commissione Europea sulla fiscalità. “Abbiamo creato un primo pacchetto di riforme che oggi è passato in Commissione al Senato. Nel mese di giugno arriverà in Aula e chiuderemo l’iter, ma interverremo in futuro anche su altre riforme”. E sul tema della fiscalità ha ribadito che è stato costruito un dialogo in particolare con la Commissione Competition, in collaborazione con il Ministero dell’Economia e delle Finanze. “Penso che per l’estate riusciremo ad avere il via libera da parte della Commissione europea”, ha specificato.
Il Runts per sezioni: alcuni dati
Al 31 dicembre 2023, i 120mila enti registrati nel Runts sono in netta prevalenza associazioni di promozione sociale (oltre 52mila, pari al 43,7%), organizzazioni di volontariato (circa 37mila, pari al 30,7%) e imprese sociali (quasi 24 mila, pari al 19,9%). Complessivamente, quindi, queste tre tipologie di enti del Terzo settore (Ets) rappresentano il 94,3% del totale degli enti registrati. Sono inferiori le quote relative agli altri enti del Terzo settore (5,4%) e residuali quelle riferite agli altri soggetti.
Dal registro risultano più di 2,5 milioni i volontari che prestano la propria opera negli Ets, la maggior parte dei quali operanti nelle Odv (65,5%, corrispondenti a quasi un milione e settecentomila unità) e nelle Aps (23,9%, oltre 600mila unità). A questi si aggiungono quasi 55 mila lavoratori, concentrati per il 43,3% nelle Odv, 27,5% nelle Aps e 26,4% negli altri enti, mentre nelle imprese sociali si stima ci siano quasi 470mila lavoratori.
Il 5×1000 rappresenta una straordinaria opportunità di finanziamento per il Terzo Settore: il 40,4% degli Ets (al netto delle imprese sociali) ha dichiarato di essere accreditato al 5×1000, soprattutto enti filantropici (73,3%), reti associative (71,4%), altri enti del terzo settore (61,0%) e Odv (48,3%).
La suddivisione sul territorio italiano
Se la concentrazione di Ets è elevata nel Mezzogiorno (31,6%), seguito da Nord-Ovest (23,3%), Centro (23,2%) e Nord-Est (21,9%), i dati rapportati alla popolazione residente evidenziano una presenza relativa più significativa nell’Italia orientale (237,6 Ets per 100mila abitanti) e in quella centrale (227,6), con il Mezzogiorno a seguire (190) e infine il Nord-Ovest (176,4).
Le prime tre posizioni sono occupate da Bolzano (433,6 enti ogni 100mila abitanti), Rieti (362,9) e Trento (350,6), seguite da Firenze, Terni e Biella (con valori compresi tra i 309,5 e i 301 enti ogni 100mila abitanti). Solo una provincia del Sud è presente nella top ten: Isernia, con 295,3 enti ogni 100mila abitanti.
Le principali attività
Oltre un quarto degli enti opera in “attività ricreative e di socializzazione” (26,5%). Altri ambiti particolarmente rappresentativi sono “assistenza sociale e protezione civile” (23,2%) “attività culturali e artistiche” (19,8%) e “Sanità” (13,1%).
Per quanto riguarda le imprese sociali i principali settori di operatività sono “assistenza sociale e protezione civile” (48,7%), “sviluppo economico e coesione sociale” (30,7%) e “istruzione e ricerca” (10,1%).
Benefici e difficoltà: il punto di vista degli enti del Terzo settore
In particolare, è emerso che per due organizzazioni su tre l’iscrizione al registro unico nazionale del Terzo settore è un’opportunità. Tra i maggiori benefici, c’è l’accesso al 5 per mille, ma anche a forme di collaborazione, convenzionamento e/o contratti riservati con Pubbliche Amministrazioni e di la possibilità di collaborazione con altri enti del Terzo settore.
C’è poi il problema delle competenze oggi necessarie per assicurare continuità ai progetti. Per molto più della metà degli Ets (58,5%), è fondamentale sviluppare competenze di progettazione, soprattutto per l’accesso ai bandi pubblici e reperimento fondi. Al secondo posto vengono segnalate le competenze per la gestione della comunicazione e dei social media (37,9%). Seguono competenze tecnico-operative (32,4%) e relazionali (27,3%).
Una riflessione sul rapporto con i dati Istat
L’incontro di presentazione dei dati a Roma, è stato occasione anche per discutere sulla lettura di questi “nuovi dati” che, come sottolineato da Massimo Lori dell’Istat, sono di tipo “amministrativo” e non statistico, quindi con un’impostazione diversa da quelli che emergono dal Censimento annuale dell’Istat. “Auspico che le nostre procedure e esperienze per il trattamento dei dati sul mondo del non profit possano essere utile e quindi possa nascere una collaborazione all’interno dell’Osservatorio”.
Qui il link alla registrazione dell’incontro di presentazione
Qui il link al Rapporto 2024 sul registro unico nazionale del Terzo settore
Qui il link alle slide di sintesi dei dati