Sensibilizzare e ascoltare per dar voce alle fragilità

Progetti, racconti e testimonianze

“Essere volontario significa stare in ascolto”

Famiglie Adhd Cuneo ODV

Le tre fondatrici di Rete genitori Dsa Cuneo ODV

È partita la campagna di sensibilizzazione per il volontariato a tutela dei diritti. Il claim della campagna – I diritti sono semi: un soffio li diffonde, la cura li fa crescere  –  mette in evidenza il lavoro di tante associazioni che tutelano e diffondono questi semi preziosi per tutti noi.

Sulla rivista Società Solidale vogliamo dare spazio agli ETS che lavorano in questo ambito, che si adoperano per chi è più fragile e vigilano affinché quei diritti che ci sembrano dovuti non vengano mai a mancare nelle nostre vite.

Proseguiamo con due associazioni che operano nel campo dei diritti: Famiglie Adhd Cuneo ODV e Rete Genitori Dsa Cuneo ODV.

 

Abbiamo intervistato Cinzia Corradi presidente di Famiglie Adhd Cuneo ODV.

Come lavorate sul territorio e quali sono le vostre attività e priorità?

«Siamo sul territorio di tutta la provincia di Cuneo dal 2013 e ci interfacciamo con le persone che hanno bisogno di supporto su figli o famigliari con diagnosi di Adhd (attention deficit hyperactivity desorder) che ci contattano attraverso i riferimenti sul nostro sito www.famiglieadhdcuneo.it, tramite invio delle Neuropsichiatrie e Psichiatrie dell’Asl, o attraverso le serate e gli eventi che organizziamo sul territorio.

Le nostri principali attività sono legate ai bisogni dei nostri utenti e alla mission associativa: quindi organizziamo eventi e serate per informare e formare sul disturbo dell’Adhd finalizzati al diritto di diagnosi e cura e a conoscere i loro diritti nel mondo della scuola e del lavoro, organizziamo parent training e teacher training, abbiamo gruppi di Auto Mutuo Aiuto che si riuniscono ogni mese, abbiamo anche scritto con Luca Vullo uno spettacolo teatrale interattivo dal titolo “Senza freni”, organizziamo percorsi di Videogame therapy per i ragazzi, diamo informazioni e indicazione alle nuove famiglie per come accedere alla diagnosi e quindi ai percorsi di cura».

Come spiegate ai ragazzi che posso vedere riconosciuti tutti i giorni i loro diritti inalienabili, come il diritto allo studio?

«Attraverso le serate informative spieghiamo ai ragazzi, alle famiglie e agli adulti con diagnosi Adhd che il loro disturbo deve essere riconosciuto e curato per garantire loro un percorso di vita autonoma e socialmente integrata. Nella scuola gli studenti con diagnosi Adhd hanno diritto a essere considerati nel grande “cappello” dei Bes (Bisogni Educativi Speciali) che dà loro diritto ad avere un percorso scolastico con strumenti compensativi e dispensativi che possono dare supporto alle loro difficoltà. Solitamente le persone con Adhd hanno un quoziente intellettivo nella norma che permette loro, con strumenti adeguati, ad intraprendere un percorso scolastico di successo e poter pianificare un futuro lavorativo di successo. Se questi strumenti non vengono adottati in modo corretto nella scuola, il rischio di abbandono scolastico è molto alto: quindi noi “entriamo” nelle scuole a fare formazione per scongiurare questa possibilità che oltre a procurare persone non formate e qualificate per trovare un lavoro, generano anche pesi sociali. Tutto ciò va fermamente contrastato».

Pensate che il vostro lavoro in tutti questi anni abbia abbattuto certi pregiudizi, andando oltre, vendendo così migliorare la tutela dei diritti dei ragazzi e delle persone con Adhd?

«Bisogna assolutamente lavorare e informare affinché i pregiudizi legati alla diversità e ai disturbi possano essere abbattuti. La strada è molto lunga, ma stiamo cercando di portare cultura di accettazione delle diversità dei nostri figli, ponendole come elemento positivo e di valore aggiunto nell’ambito scolastico, lavorativo e sociale.

Avere l’Adhd non vuol dire essere peggio di chi non ce l’ha, ma vuol dire pensare ed agire in modo diverso. Conoscere come “funzionano” le persone con Adhd vuol dire comprendere la loro diversità ed accettarli come persone con diritti e doveri che tutti abbiamo.

L’ultimo progetto dal titolo “Tuteladhd”: un diritto alla volta, presentato presso la Fondazione Crc, “Impegnati nei diritti”, ci vede in prima linea nell’affermazione dei diritti dei nostri famigliari affinché vengano  loro riconosciuti i diritti di diagnosi e cura, di studio, di lavoro e di avere la possibilità di una vita autonoma come qualunque cittadino».

Che cosa significa essere volontario di Famiglie Adhd?

«Vuol dire dare supporto, aiuto ed informazioni a tutti coloro che hanno diagnosi di Adhd e rapporti con persone con Adhd.

Vuol dire conoscere la complessità e allo stesso modo la bellezza che esiste dentro persone diverse da noi.

Vuol dire stare in ascolto e aprire le braccia a chi ha trovato troppe porte chiuse e rispondere al grido di aiuto di persone capaci, ma fragili.

Vuol dire dare voce e diritti a chi non ha la possibilità di farlo.

Vuol dire dare una possibilità di vita autonoma a chi fa fatica a conquistarla.

Vuol dire diventare cittadini attivi per rendere il territorio attento alle fragilità degli altri.

Vuol dire vedere negli occhi dell’altro finalmente una luce di speranza.

Vuol dire affermare il diritto di tutti di stare al mondo essendo se stessi con il proprio modo di essere senza giudizio e pregiudizio.

Vuol dire lottare per la parità di diritti sempre troppo citata e mai calata nel pratico».

 

Abbiamo posto alcune domande a Nadia Tassone fondatrice e tesoriera dell’associazione Rete Genitori Dsa Cuneo ODV.

Come lavorate sul territorio e quali sono le vostre attività e priorità?

«Come associazione Rete Genitori Dsa Cuneo ODV operiamo sul territorio attraverso un lavoro costante di informazione, sensibilizzazione, supporto e collaborazione con famiglie, scuole, istituzioni e specialisti.

Le nostre priorità consistono nel garantire ai ragazzi con Disturbi specifici dell’apprendimento (Dsa) il pieno esercizio dei loro diritti ed accompagnare le famiglie nel percorso diagnostico, educativo e scolastico.

Organizziamo sportelli informativi, serate di incontri formativi per genitori e docenti, corsi di formazione per docenti, parent training per genitori, momenti di confronto con docenti per favorire una giusta cultura di inclusione reale e quotidiana e progetti di inclusione, per far conoscere il Dsa anche a chi non ne è interessato».

 

Come spiegate ai ragazzi che posso vedere riconosciuti tutti i giorni i loro diritti inalienabili, come il diritto allo studio?

«Principalmente supportiamo i loro genitori nel rapporto con la scuola, ricordando loro che i diritti in questione non sono concessioni speciali, ma tutele previste dalla legge (L.170/2010) per permettere a ciascuno di apprendere secondo il proprio stile e le proprie modalità. Sosteniamo i ragazzi nel riconoscere il proprio valore e nel far loro comprendere che gli strumenti compensativi e le misure dispensative non sono “sconti”, ma strumenti di equità. Sproniamo le famiglie ad essere informate e consapevoli ed i ragazzi a credere nelle proprie capacità, perchè il diritto allo studio appartiene a loro ogni giorno e non è negoziabile».

 

Pensate che il vostro lavoro in tutti questi anni abbia abbattuto certi pregiudizi, andando oltre, vedendo così migliorare la tutela dei diritti dei ragazzi e delle persone con DSA?

«Possiamo dire che dopo ormai 17 anni di attività abbiamo assistito a qualche cambiamento soprattutto per quanto riguarda la scuola primaria e la secondaria di primo grado. Purtroppo invece le problematiche rimangono nelle secondarie di secondo grado: ovviamente non in tutte. Alcuni istituti del territorio rappresentano delle vere e proprie eccellenze a livello di inclusione, ma esistono ancora realtà in cui i diritti dei Dsa vengono riconosciuti solo parzialmente o altre in cui i ragazzi con questo tipo di diagnosi non sono i benvenuti. In generale riscontriamo comunque che le famiglie tendono ad informarsi maggiormente e più precocemente durante il percorso scolastico, le scuole aumentano la sensibilità sul tema e tanti insegnanti si formano sull’argomento.

I pregiudizi non sono ancora scomparsi del tutto, ma si sta lavorando molto per cercare di superarli, grazie al lavoro in sinergia di associazioni, famiglie ed istituzioni. Ogni passo avanti è il risultato di un impegno collettivo rivolto a migliorare concretamente la qualità della vita e la tutela dei diritti delle persone con Dsa».

 

Che cosa significa essere volontario di Genitori Dsa?

«Essere volontario nella nostra associazione significa mettere il proprio tempo, le proprie competenze e la propria esperienza al servizio degli altri.

Significa ascoltare, sostenere, creare ponti tra famiglie e scuola, contribuire a diffondere consapevolezza e a costruire un territorio più inclusivo.

È un impegno civico ed emotivo, spesso nato da storie personali, che si trasforma in una forza collettiva capace di generare cambiamento per tutti i ragazzi e le famiglie che incontriamo».

 

Debora Sattamino

Campagna CSV di promozione del volontariato a tutela dei diritti

I diritti sono semi: un soffio li diffonde, la cura li fa crescere