LA RESPONSABILITÀ DELLA CURA
Cultura e News dal volontariato
“la cura dev'essere come un abito di sartoria, tagliato su misura, non un abito da grande magazzino, adatto a tutti”
Ho cura ODV per le cure palliative di Alba è impegnata da anni nella diffusione della cultura delle cure palliative e del fine vita e nel fornire assistenza ai malati terminali. Lo scorso 11 ottobre ha organizzato un incontro di presentazione del nuovo libro del noto bioeticista professor Sandro Spinsanti, “La responsabilità della cura”.
Studioso, di rilevanza internazionale, tratta, tra gli altri numerosi argomenti, la differenza tra il prendersi cura ed erogare prestazioni, due modi di operare che sempre più spesso vengono presentati sullo stesso piano, come possibili alternative intercambiabili, ma che non lo sono.
La cura, concetto così caro all’associazione albese, ha un’accezione ampia ed inclusiva, in grado di offrire i servizi giusti, nel modo giusto, a tutti coloro che ne hanno bisogno, andando oltre l’orizzonte limitante della prestazione sanitaria.
La presidente di Ho Cura ODV per le cure palliative Luciana Saglietti ha scritto per la rivista Società Solidale una recensione del libro.
Nel suo ultimo libro “La responsabilità della cura”, Spinsanti pone l’accento sul fatto che la cura sia il collante che tiene insieme tutta la vita dell’essere umano, dalla nascita fino alla morte.
La cura della persona e ancor di più il prendersi cura è un atto complesso fatto di biologia e di relazione, di ascolto e di proposte, di competenze e di etica.
Come precisa Guido Giustetto, Presidente dell’Ordine dei Medici di Torino, nella prefazione del libro, in medicina porre l’accento sulla prestazione è il tentativo di scomporla in atti isolati, è il vedere la salute come la somma di risposte tecnico-amministrative, economiche o al massimo di riparazione di un pezzo del corpo un po’ danneggiato.
C’è un’enorme differenza tra cura e prestazione che corrisponde a quella tra essere considerato una persona o essere ridotto al proprio organo malato.
Questo importante libro ha l’obiettivo di spingerci a rimettere al centro la cura della persona e ci offre, dalle sue pagine, gli strumenti per farlo con consapevolezza.
Per realizzare questo fondamentale ideale, è necessario innanzitutto rivendicare l’importanza della parola nel rapporto di cura e della competenza comunicativa come elemento costitutivo della professionalità terapeutica.
Ed ecco che compare così un concetto molto caro all’autore e da lui già approfonditamente trattato in altri testi, quello della “Slow Medicine”, cioè della pratica clinica buona ed etica, che deve essere “sobria, rispettosa e giusta”, che sono i tre aggettivi che si contrappongono ad una medicina “fast” che degrada invece la cura ad una somma di prestazioni.
È questa una medicina che richiede tempo da dedicare alla comunicazione e alla relazione tra paziente e medico, tempo di qualità che è esso stesso CURA.
Una parte importante del testo è dedicato alla cure palliative che sono state per troppo tempo tenute in scarsa considerazione da tutto il mondo medico e che invece sono così fondamentali per avviarsi verso un fine vita dignitoso.
Purtroppo, come dice chiaramente Spinsanti, persiste ancora l’idea che i medici debbano essere eroi che combattono senza darsi mai per vinti e “senza offrire diritto di cittadinanza all’inguaribilità”.
Affinché le cure palliative possano “contaminare tutta la medicina e sciogliersi fecondando le altre discipline”, bisognerebbe analizzare perché nella nostra società il concetto di morte sia stato così tanto emarginato, perché, contrariamente a quanto succedeva nel passato, la morte nella maggior parte dei casi, venga a chiudere una vita nella clandestinità.
Oggi, compito di chi si occupa del malato, dai medici ai familiari, è di nascondergli il suo stato di moribondo; l’obiettivo di coloro che si prendono cura del malato è “di ottenere che la morte sopraggiunga senza che il morente si accorga di morire”.
Grazie ad una comunicazione onesta invece il segmento ultimo della vita può diventare il “tempo delle scelte”, un ultimo tempo di crescita che dona dignità ad un’intera vita.
L’accompagnamento al processo del morire “non è altra cosa che la cura in sé, una sua particolare sottospecie, che come appunto la cura, richiede competenza”. Questa competenza è delle cure palliative, che, dice Spinsanti hanno un obiettivo estremamente difficile. Quello di “insegnare a morire” e di dar forma da “una nuova cultura riferita alla fase finale della vita”.
Questo libro accompagna il lettore verso una profonda comprensione della cura, di quella vera, inclusiva, in grado di offrire i servizi giusti nel modo giusto, a tutti coloro che ne hanno bisogno, andando oltre l’orizzonte limitante della prestazione sanitaria.
Spinsanti conclude il libro dicendo che “la cura deve essere come un abito di sartoria, tagliato su misura, non un abito da grande magazzino, adatto a tutti”.
Luciana Saglietti
Sandro Spinsanti
Laureato in teologia e in psicologia, Sandro Spinsanti ha insegnato etica medica presso la facoltà di medicina dell’Università Cattolica di Roma e bioetica all’Università di Firenze. Fondatore e direttore dell’istituto Giano per le “medical humanities”, è stato componente del Comitato nazionale per la bioetica. Ha fondato e diretto la rivista “L’Arco di Giano” e ha al suo attivo un’ampia produzione editoriale.