Don Milani - Il priore di Barbiana di Andrea e Antonio Frazzi
Cultura e news dal volontariato
Nel 2023, si sono celebrati in Italia i cento anni dalla nascita di Don Lorenzo Milani, uno di quei preti scomodi di un passato tutt’altro che remoto, che hanno dato una spinta fortissima per il rinnovamento civile e religioso. Il sacerdote, letteralmente rimosso dal vescovo di Firenze nel dicembre 1954 e e mandato a fare il parroco in una sperduta località boscosa del Mugello sul Monte Giovi, trasformò il confino rurale di Barbiana in una centro energetico e referenziale di trasformazione sociale, capovolgendo principi e prassi in favore degli ultimi, degli emarginati. A partire dalla scuola, base primaria ed essenziale per dare dignità di uomini e di cittadini a chi di occasioni non poteva disporre: fare scuola gratuitamente, in un ampio raggio di percorsi dalle lingue ai mestieri e ai viaggi, in nome della solidarietà e del rispetto per tutti. Perché nessuno deve essere lasciato indietro: se ognuno ha i suoi tempi, le distanze vanno colmate per procedere insieme. Scopo primario: sviluppare l’autonomia del pensiero, per giungere poi a dichiarare che l’ubbidienza non è più una virtù.
Don Milani non cercava l’esposizione mediatica televisiva, ne diffidava, per cui non abbiamo molta documentazione live. Dopo Un prete scomodo, modesto film del 1975, un plauso particolare quindi alla RAI che nel 1997 mandò in onda una miniserie di due puntate da 100’ l’una: Don Milani – Il priore di Barbiana, che rasentò un’ audience di 8 milioni. Ne segui una versione theatrical di 150’, cioè per sale e il mercato internazionale, il che la fa pure rientrare nella categoria “cinema”. La regia è di Andrea e Antonio Frazzi, molto attivi e ben apprezzati anche fuori Italia, mentre ai cinefili non sfuggirà di certo che la sceneggiatura è di Stefano Rulli e Sandro Petraglia, nomi di grande spicco nel cinema italiano di forte impegno civile. L’attrattiva maggiore tuttavia è nella scelta dell’attore protagonista Sergio Castellitto attorniato da una frotta di bambini franchi e schietti che rendono con immediatezza e credibilità quello che doveva essere lo spirito dell’impresa. La recitazione di Castellitto in uno stile asciutto e assertivo, proprio di chi ha vagliato bene le sue considerazioni e le scelte conseguenti, mette in luce l’aspetto spesso provocatorio del priore di Barbiana, carico di sdegno per una condizione asfittica e selettiva del sistema educativo. C’è chi pensa, dice, che per il solo fatto di esistere la scuola di Barbiana abbia messo in ridicolo le scuole d’Italia, definite come “un ospedale che cura i sani e respinge gli ammalati”.
La narrazione procede spesso con andamento episodico spigliato e iconico che trasmette il messaggio con grandi incisività e chiarezza. Quei ragazzi senza futuro Don Milani li tratta come figli suoi ed è disposto a tutto, in scelte anticonvenzionali: aspetta sotto la pioggia davanti alla casa di una famiglia che non vuole mandare il figlio a scuola, “critica” il suo vescovo, che l’ha spedito in “un posto di quattro capre”, perché gli vuole bene e anche i vescovi hanno qualcosa da imparare. I ragazzi di Barbiana non possono permettersi svaghi se vogliono diventare cittadini sovrani che ragionano con la propria testa e allora ecco il priore insieme ai suoi che pubblica nel 1967, poco prima di morire, la celebre Lettera a una professoressa: “voi dite di aver bocciato i cretini e gli svogliati, allora sostenete che Dio fa crescere i cretini e gli svogliati nelle case dei poveri? Ma Dio non fa questi dispetti ai poveri: è più facile che irrispettosa siate voi”.
Occorre far emergere gli interessi di ogni ragazzo, stimolare le iniziative perché diventino i loro futuri progetti: innanzitutto “non farmi mettere i piedi in testa da nessuno”, poi “sapere com’è fatto il motore di un aereo” , “mi piacerebbe viaggiare, andare lontano”. E ancora: considerando che senza la scuola “mi tocca stare tutto il giorno a pulire le vacche de mi’ babbo”, “secondo me è meglio la scuola della merda” : “Sono d’accordo” chiude il priore lanciando il trascinante motto “I care tutto” , tutto mi interessa, tutto mi riguarda, “l’esatto contrario di me ne frego, la bischerata di quell’inarrivabile mascalzone …”.
Ci sono momenti di inconsueta efficacia didattica e socio-politica come quando Don Milani spiega a scuola il rapporto tra ricchezza/povertà e velocità nei trasporti; altri invece che testimoniano il decisionismo del priore che interviene “di forza” sul ragazzo riottoso che non vuole l’antitetanica senza la quale, specie in campagna, si può anche morire: “La vita non è nostra, Dio ce la presta e decide lui quando bisogna restituirgliela”
Quando lo scorso novembre Rosy Bindi venne ad Alba per la commemorazione di Don Milani, parlando agli studenti delle scuole albesi, prese proprio lo spunto da questi episodi. Ha funzionato alla grande.
Pier Mario Mignone
Don Milani – Il priore di Barbiana è una miniserie televisiva coprodotta da Hiland spa e Rai Cinemafiction composta da due puntate trasmesse su Rai 2 nel 1997 e diretta da Andrea Frazzi e Antonio Frazzi. La sceneggiatura è di Stefano Rulli e Sandro Petraglia. Oltre alle due puntate da 100′ l’una (andate in onda con un Auditel di quasi 8 milioni di spettatori) è stata prodotta una versione theatrical da 150′ distribuita sui mercati internazionali, i cui diritti sono di Hiland spa.
Viene narrata la storia del parroco Lorenzo Milani, interpretato da Sergio Castellitto, e la nascita della scuola di Barbiana: è il racconto biografico di un’incredibile esperienza umana e culturale tra le solitarie campagne toscane, dove l’aiuto dei più deboli e l’impegno nell’insegnamento scolastico erano all’ordine del giorno.
Trama
Il giovane prete Lorenzo Milani, irrequieto sacerdote fiorentino, è spinto da un forte sentimento cristiano di aiuto verso il prossimo e di contrasto alle ingiustizie. Nella parrocchia di San Donato a Calenzano si mette in luce come colui che è vicino agli ultimi, e al tempo stesso come uno scomodo sacerdote, critico verso la chiesa e lo stato. Il vescovo di Firenze, dopo avergli tolto la guida della parrocchia di Calenzano, lo trasferisce in un piccolo centro abitato in mezzo ai boschi, sul Monte Giovi: Barbiana. Un chiaro “esilio”, per mettere a tacere un prete scomodo. In questo panorama rurale, dove il tempo sembra essersi fermato, la vita scorre all’insegna della povertà e dell’isolamento, sociale e culturale.
I bambini, senza saper leggere né scrivere, sono costretti a lavorare nei campi al fianco dei genitori, che non hanno alcun sostentamento se non il lavoro della terra. Don Lorenzo, che non riesce ad accettare di vedere così tanti bambini senza un futuro, decide di fare gratuitamente scuola a tutti i piccoli del villaggio. Nasce così la scuola di Barbiana, allestita in una misera stanza, destinata a diventare un esempio formidabile di cultura e crescita dei giovani, nel nome della solidarietà e del rispetto di tutti. Nella scuola di Don Lorenzo non esistono voti, se qualcuno rimane indietro, nessuno andrà avanti finché non avrà anch’esso imparato come gli altri. In pochi anni la scuola si amplia, cresce e tanti ragazzi riescono a diplomarsi da privatisti, aprendosi un futuro più roseo e dignitoso. Come un padre, Don Milani vede crescere i propri “figli” e con loro una comunità che si fa ogni anno più attiva e densa di iniziative e di eventi.
Nonostante il suo costante impegno al servizio della società, non mancano le difficoltà e le opposizioni alla sua scuola, soprattutto da parte di professori, che la vedono “fuori da ogni schema”. Don Milani rimane vicino ai suoi ragazzi e attivo insegnante fino all’ultimo, anche dopo essersi ammalato di tumore. Nonostante le precarie condizioni di salute non si risparmia nel portare avanti il suo progetto di solidarietà. Muore la mattina del 26 giugno 1967 nella casa della madre a Firenze, circondato dall’affetto di molti dei suoi allievi di Barbiana, dopo aver chiesto di essere seppellito nel piccolo cimitero del paese, per rimanere per sempre su quelle montagne, dove aveva dato a molti la speranza di una vita migliore.
- L’attesa sotto la pioggia davanti alla casa del ragazzo
- La vaccinazione
- La scuola meglio della merda / I care
- Lettera a una professoressa
- La velocità
Don Milani – Il priore di Barbiana
di Andrea e Antonio Frazzi (It., 1997)