Imparare a progettare per cogliere le opportunità di finanziamento

La parola al formatore

“Il rischio maggiore per gli ETS è l'improvvisazione: partecipare a bandi senza una chiara strategia o senza un progetto ben delineato”

Opportunità di finanziamento per gli ETS: un corso di formazione CSV per i volontari. Imparare si può: servono passione per il cambiamento sociale e volontà di impegnarsi in un percorso di apprendimento continuo.

A settembre si ritorna sui banchi di scuola. Anche i volontari, grazie ai corsi offerti dal Centro Servizi per il Volontariato, possono prepararsi ad affrontare vecchie e nuove sfide del Terzo settore.

 

Tra i percorsi formativi che il CSV propone, è in partenza quello sulle “Opportunità di finanziamento per gli ETS”: due lezioni online, mercoledì 18 e 25 settembre, condotte dalla progettista sociale Anna Rovera.

Il CSV, oltre alle ore di formazione, mette a disposizione la consulenza specifica sulla progettazione sociale, proprio per supportare i volontari degli ETS, soprattutto quelli meno strutturati, a sviluppare progetti competitivi per garantire quell’impatto sociale e quella sostenibilità richiesti ormai da tutti gli enti finanziatori (locali e non).

 

Per consultare i corsi di formazione CSV visitare il sito CSV https://www.csvcuneo.it/i-nostri-servizi-csv-cuneo/formazione-csv-cuneo.

Per informazioni: formazione@csvcuneo.it.

 

Abbiamo posto alcune domande alla docente Anna Rovera.

 

Dottoressa Anna Rovera, perché è importante la progettazione sociale?

«La progettazione sociale è essenziale per la crescita di ogni organizzazione che opera nel terzo settore, poiché consente di tradurre idee in interventi concreti e mirati con metodo. Attraverso un processo di analisi strutturata, la progettazione permette di identificare i bisogni della comunità e di sviluppare soluzioni che siano attuabili, sostenibili e in linea con gli obiettivi strategici dell’organizzazione. Questo approccio metodologico garantisce che le iniziative siano non solo ben pianificate, ma anche capaci di produrre un impatto positivo e misurabile durabile nel tempo. Senza una solida progettazione, le organizzazioni rischiano di disperdere risorse ed energie in attività inefficaci, che non rispondono adeguatamente ai problemi che si intendono affrontare. La progettazione sociale, quindi, è uno strumento chiave per assicurare che ogni progetto sia realizzato con precisione, ottimizzando i risultati e massimizzando il beneficio per la comunità servita».

 

I volontari possono imparare a progettare, studiando e nel modo giusto?

«Assolutamente sì. La progettazione sociale non è solo una competenza tecnica, ma è anche una pratica che può essere appresa e affinata con il tempo e l’esperienza. I volontari, che spesso sono il motore delle organizzazioni del Terzo Settore, possono imparare a progettare attraverso la formazione specifica, lo studio di casi concreti e l’affiancamento a esperti del settore. L’importante è che abbiano la passione per il cambiamento sociale e la volontà di impegnarsi in un percorso di apprendimento continuo.

È importante essere chiari che studiare progettazione non significa imparare a presentare una richiesta di contributo su un bando e quindi a “scrivere un progetto” e non è sufficiente un corso per diventare Progettisti Sociali o Project Manager – per cui esistono studi e qualifiche specifiche – ma vuol dire comprendere il funzionamento della progettazione, che va dall’analisi alla pianificazione, la stesura di relazioni, la conduzione di riunioni, l’identificazione e il contatto con potenziali partner esterni, oltre ovviamente alla gestione economica. Con gli strumenti giusti e un approccio metodico, si può diventare un abile componente del team di progettazione che sempre più richiede figure trasversali, dai volontari, al direttivo, agli operatori e agli amministrativi».

 

Ci sono enti finanziatori e opportunità per gli ETS oppure rappresentano una rarità?

«Le opportunità di finanziamento per gli Enti del Terzo Settore (ETS) esistono, ma non sono sempre facili da intercettare e, soprattutto, richiedono una buona capacità di pensiero e scrittura progettuale.

Ci sono numerosi enti finanziatori, sia pubblici che privati, che riconoscono il valore delle iniziative sociali e mettono a disposizione fondi per sostenerle. Tuttavia, per accedere a questi fondi è fondamentale un approccio strutturato e professionale alla progettazione. Il rischio maggiore per gli ETS è l’improvvisazione: partecipare a bandi senza una chiara strategia o senza un progetto ben delineato non solo mette a repentaglio la possibilità di ottenere finanziamenti, ma rischia anche di compromettere l’efficace utilizzo dei fondi stessi.

Quando un progetto è sviluppato senza la dovuta preparazione, non solo si rischia di sprecare risorse preziose, ma si può fallire nel raggiungere l’impatto desiderato sui beneficiari. Questo non è solo un problema economico, ma soprattutto etico: ogni progetto sociale nasce con l’obiettivo di migliorare la vita delle persone o delle comunità, e se non si riesce a farlo per mancanza di pianificazione, i più penalizzati sono proprio i destinatari finali delle iniziative. Pertanto, la capacità di progettare in modo efficace, con una chiara visione degli obiettivi e una gestione oculata delle risorse, è essenziale per il successo e la sostenibilità delle attività degli ETS. I fondi non sono una rarità, ma è necessaria una preparazione adeguata per poterli ottenere».

 

Sono più importanti le idee o le risorse finanziarie?

«Entrambi gli elementi sono cruciali, ma non si può prescindere da un buon equilibrio tra di essi. Le idee rappresentano l’anima del progetto, sono il punto di partenza e ciò che dà valore al lavoro svolto. Tuttavia, senza le risorse finanziarie adeguate, anche la migliore delle idee rischia di rimanere inattuata. D’altro canto, disporre di risorse senza un’idea forte e ben definita può portare a un utilizzo inefficiente dei fondi. L’obiettivo deve essere quello di sviluppare idee solide e innovative, che possano attrarre le risorse necessarie per essere realizzate con successo. Solo così si può garantire un impatto positivo e sostenibile nel tempo. E’ fondamentale comprendere che avere una buona idea, o credere di averla, non è sufficiente. La progettazione sociale richiede molto più che entusiasmo e intuizione: è necessario un approccio metodico che includa una rigorosa analisi di contesto e di fattibilità preliminare. Un progetto efficace parte sempre da una profonda comprensione del territorio e delle reali necessità dei beneficiari. Senza una chiara visione del contesto in cui si opera e senza il coinvolgimento diretto dei destinatari dell’intervento, anche la migliore delle idee rischia di non produrre gli effetti desiderati. Inoltre, è cruciale coinvolgere fin dall’inizio i partner strategici che possono contribuire al successo del progetto, sia in termini di risorse che di competenze. Studiare e adottare una metodologia di progettazione che includa tutte queste fasi è ciò che permette ai volontari di trasformare le idee in progetti concreti e sostenibili, capaci di ottenere finanziamenti e, soprattutto, di generare un impatto positivo e duraturo sulla comunità. Proprio per questo, in un tempo di contrazione delle risorse disponibili è sempre più necessario utilizzare al meglio quelle che ci sono».

Giorgia Barile

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