E' NATA UNA SORELLA IN LUSSEMBURGO
Progetti, racconti e testimonianze
“In Lussemburgo ci è mancato il supporto del CSV”
Gli esperti studiano, analizzano e confrontano il diritto italiano del Terzo settore e le normative degli altri Stati membri in materia di organizzazioni di pubblica utilità, per tentare di prospettare un diritto comunitario.
Intanto le associazioni tentano strade operative adattandosi al sistema politico-economico e burocratico che le ospita. Così è stato per Ampelos Luxembourg Asbl, nata da una costola dell’italiana Ampelos ODV.
Marco Somenzi è stato il fondatore e per diversi anni il presidente dell’associazione Ampelos ODV che nel 2024 ha compiuto 20 anni. Trasferitosi in Lussemburgo con la famiglia per lavoro, nel 2021 ha costituito la sorella del sodalizio italiano Ampelos Luxembourg Asbl. Gli abbiamo chiesto di raccontarci com’è stato far nascere una realtà solidaristica in un altro Paese.
Marco raccontaci questa storia di solidarietà che varca le frontiere nazionali.
Ampelos ODV è nata nel 2004, 20 anni fa, in seguito a una visita che avevamo fatto con colleghi e amici in Eritrea dove dovevamo montare un impianto formaggi e dove, nel contempo, abbiamo attivato le produzioni di marmellata di fichi d’India. Infatti l’Eritrea è l’unico Paese in Africa dove c’è una cospicua presenza di piante di fichi d’India portate dai missionari italiani nel 1.800 e, quindi, una grande disponibilità di frutti nel periodo della maturazione. Abbiamo continuato a lavorare per alcuni anni in questa scuola di agraria e veterinaria ad Hagaz, nel bassopiano. Quando poi le difficoltà ad operare nel Paese sono diventate maggiori abbiamo iniziato ad attivare progetti in altri Paesi con le solite finalità: produzioni agricole, trasformazioni, scuola, insegnamento, supporto alimentare alla sanità e supporto allo studio.
Abbiamo avviato in Etiopia un progetto simile a quello di Hagaz. Poi, grazie alle conoscenze maturate in Eritrea ed Etiopia con vari gruppi missionari, ci siamo allargati in Sud Sudan dove avevamo fatto un progetto legato all’insegnamento a distanza durante la guerra, in Malawi dove abbiamo attivato, in collaborazione con il missionario locale Padre Joseph Kimu, una serie di progetti: pozzi, supporto allo studio, produzione di biogas.
In Burundi con Andrè Ndereyimana,, che abbiamo conosciuto quando studiava in Italia, abbiamo attivato la produzione di biscotti proteici per la malnutrizione. Con Andrè avevamo fatto già alcuni piccoli progetti come orti familiari e allevamento di galline per la produzione di uova.
Questi sono i Paesi dove collaboriamo principalmente.
Nel 2019 mi sono trasferito con la famiglia in Lussemburgo e con alcuni amici che conoscevano già Ampelos Italia ci siamo chiesti: “Perché non fare qualcosa anche qui?”. Abbiamo fondato la sorella di Ampelos, Ampelos Asbl Lussemburgo che ha le stesse finalità: sviluppo agricolo, sviluppo alimentare, sostegno allo studio, sostegno alla sanità. Di fatto ascoltiamo i bisogni delle popolazioni locali tramite i partner locali e andiamo incontro a queste esigenze.
Quando si va in loco per seguire i progetti c’è la possibilità di parlare direttamente con loro. Purtroppo però i viaggi che inizialmente a luglio e agosto facevamo regolarmente in Eritrea si sono interrotti, prima per le difficoltà ad andare in loco e poi per il Covid.
Abbiamo ripreso lo scorso anno con un gruppo di 16, tra colleghi, amici, figli, siamo andati nella missione di Padre Kimu, in Malawi. Abbiamo visto i progetti in fase di realizzazione, ad esempio i pozzi, dall’altra parte abbiamo potuto supportarli nell’insegnamento su come produrre formaggi o nell’allevamento di tilapia che avevano già iniziato da alcuni anni.
Con quanti volontari eravate partiti con Ampelos ODV?
Nel primo viaggio eravamo una quindicina. Sarei dovuto andare io da solo, poi mi chiesero: “Dove vai in vacanza?” “Vado in Eritrea a fare i formaggi e la marmellata” e tanti si sono uniti. Quell’anno si sono aggiunti, ad esempio, Bartolomeo Costamagna, Stefano Severi e Sergio Buffa, attuale presidente di Ampelos Italia, che sono ancora in associazione. Bartolomeo e Sergio in Ampelos Italia e Stefano in Lussemburgo.
Come funziona la costituzione di un’associazione in Lussemburgo? È stata diversa o simile a quella in Italia?
«È molto simile. Quello che ci è mancato in Lussemburgo è stato il supporto del CSV che per noi è stato fondamentale all’inizio perché nessuno aveva mai fondato un’associazione. Un po’ con l’esperienza maturata con la costituzione di Ampelos in Italia, un po’ grazie al fatto che tra i fondatori c’erano laureati in legge e appoggiandoci agli sportelli locali online, siamo riusciti. Abbiamo mutuato, adattandolo alle normative lussemburghesi, lo statuto di Ampelos ODV.
Mentre in Italia quando una ODV si iscriveva, prima, al Registro regionale del Volontariato diventando Onlus di diritto e da qualche anno al RUNTS dà la possibilità ai donatori di beneficiare degli sgravi fiscal, in Lussemburgo non è così.
Occorre diventare o associazione di utilità sociale o una Ong. Dobbiamo operare per almeno tre anni come Asbl e poi fare il passaggio. Questo permetterà da una parte di far usufruire ai donatori degli sgravi fiscali, dall’altra di beneficiare dei finanziamenti del Ministero lussemburghese che sostiene i progetti meritevoli fino a un massimo dell’80 per cento.
In Lussemburgo, però, abbiamo avuto l’opportunità di presentare un nostro progetto al Bazar international de Luxembourg, un evento multiculturale di raccolta fondi che si svolge a novembre alla LuxExpo The box, a Lussemburgo Kirchberg. Tutte le nazionalità presenti in Lussemburgo allestiscono stand e vendono qualcosa di tipico, libri, artigianato, bevande, vestiti. C’è la possibilità di presentare un progetto per ogni stand. Abbiamo presentato con lo stand italiano un progetto legato a una clinica in Sud Sudan che come Ampelos Italia sostenevamo da anni. È stato giudicato il miglior progetto.
Tutti gli stand presentano un progetto, il comitato del Bazar sceglie i progetti che per quell’anno vengono finanziati: una parte sostiene le emergenze e una parte viene suddivisa tra i progetti accolti. Noi avevamo presentato un budget da 15 mila euro per l’acquisto di strumenti di laboratorio e medicinali per la clinica in Sud Sudan.
Il nostro progetto è entrato a far parte non solo dei progetti approvati, ma è stato candidato per la selezione dei progetti migliori. Abbiamo ottenuto il primo posto e, così, ci hanno raddoppiato il budget. Quindi abbiamo ricevuto 30mila euro che poi il Bazar ha destinato in Sud Sudan direttamente.
Per tre anni non si possono presentare altri progetti, ma l’anno prossimo potremo di nuovo candidarci.
Ampelos è nata in Italia da un gruppo di amici e colleghi alla Ferrero. Un esempio di collaborazione tra profit e non profit.
Il cuore di Ampelos Italia era la Ferrero e le competenze agroalimentari che abbiamo portato sono state utili per i nostri progetti, anche se poi altre competenze arrivate da fuori sono state altrettanto utili, come la parte grafica o burocratica amministrativa. La Ferrero ci è stata sempre vicina dandoci, ad esempio, la disponibilità dell’auditorium della Fondazione Ferrero di Alba o nel divulgare le nostre iniziative.
Lo stesso è avvenuto in Lussemburgo perché una parte dei soci di Ampelos Luxembourg Asbl sono colleghi di Ferrero Lussemburgo. Questo crea un legame, per esempio al lunedì abbiamo stabilito che si pranza insieme. Sono stati fondamentali anche gli esterni con le competenze maturate in altre esperienze lavorative.
Tuttavia, avere uno zoccolo in un’azienda grande come Ferrero permette, quando divulghi, di avere un ampio numero di persone a cui far arrivare la notizia, anche con il passaparola. L’essere parte di una grande azienda, molto sensibile a queste tematiche, sicuramente è stato un elemento positivo.
Fare volontariato è praticabile ovunque ci si ritrovi a vivere giusto?
Certamente sì.
Quanti volontari siete in Lussemburgo?
Siamo una ventina. Ci siamo divisi le attività: c’è chi si occupa del sito, chi segue la vendita dei prodotti alimentari per raccogliere fondi, proponiamo vini delle Langhe, olio extravergine, zafferano del carcere di Torino, parmigiano reggiano. Col ricavato finanziamo i progetti. Organizziamo eventi per raccogliere fondi.
Abbiamo fatto un concerto jazz con un gruppo corale in cui cantano due dei nostri soci, al castello di Koerich, dove abitiamo e siamo riusciti ad avere 350 persone.
In Italia le associazioni lamentano l’aumento della complessità e della burocrazia. In Lussemburgo è anche così?
A livello di Asbl è abbastanza semplice. Presentiamo il bilancio, ma non ci sono grandi adempimenti.
Abbiamo richiesto di entrare all’interno del Cercle de coopération che è un ente che raccoglie tutte le associazioni di volontariato, un ente che organizza corsi, supporta nelle dinamiche legislative, un po’ come il CSV. Occorre essere presentato da un’associazione e poi valuteranno la candidatura.
Qual è un obiettivo da raggiungere?
È importante riuscire a portare in Ampelos i giovani. Quello per cui dobbiamo impegnarci sia in ambito Italia che in ambito Lussemburgo è a inserire dei giovani. Stiamo provando a collaborare con un’associazione di Torino nata 60 anni fa che non ha un ricambio. Noi abbiamo appena 20 anni, ma dobbiamo già pensare al futuro.
In Lussemburgo il volontariato è giovane?
Sì ci sono molti giovani che si impegnano in modo continuativo. Ci sono molti stranieri che sono arrivati con le loro famiglie e sono giovani. La popolazione è più giovane in generale.
Il nuovo sito di Ampelos Asbl è https://ampelos-asbl.org.
Giorgia Barile
Fondazione Terzjus ETS ha pubblicato “Verso un diritto europeo del Terzo settore” primo rapporto sul quadro giuridico dell’economia sociale in Europa. Il volume è scaricabile sul sito di Terzjus.