Sono solo parole… forse.

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Partire da una riflessione sulle parole per contrastare le discriminazioni di genere

Il progetto del CSV Società Solidale è realizzato in collaborazione con le associazioni Futuro Donna ODV, Mai + Sole, Orecchio di Venere e Telefono Donna e coordinato da Valentina Fida del Centro Servizi per il Volontariato.

L’obiettivo di “Sono solo parole… forse” non è per niente banale: creare un dialogo coi ragazzi, parlare a tutte quelle studentesse e (soprattutto) a tutti quegli studenti che costituiscono la parte sana dei giovani che saranno gli adulti di domani. Il fine è quello di creare consapevolezza circa le problematiche legate alle questioni di genere, alle discriminazioni culturalmente più diffuse, ai danni che fenomeni come il sessismo e la tossicità nelle relazioni possono creare fino ad approfondire e confrontarsi su concetti quali sexting, revenge porn e femminicidio.

Tutto questo lo si fa partendo proprio dalle parole, da un pensiero critico sul linguaggio stereotipato che, spesso inconsapevolmente, utilizziamo nella vita di tutti i giorni senza nemmeno rendercene conto.

Prima di riuscire a sviluppare la struttura di questi incontri, però, si è passati da una corposa fase di ricerca e teorizzazione resa possibile grazie al supporto delle volontarie delle associazioni della provincia che si impegnano nel fornire ascolto, accoglienza e aiuto a donne che si trovano in situazioni di disagio e violenza, fino ad arrivare a un momento di feedback dove cinque ragazze e ragazzi hanno visionato il materiale e hanno quindi dato il proprio parere, proponendo correzioni e variazioni sulla base delle esperienze personali di ognuno di loro, prima che partisse il progetto vero e proprio il quale è stato inoltre inserito nel catalogo Asl Cn1 rivolto alle scuole della provincia di Cuneo che partecipano all’attività.

È stata allora chiara la necessità di creare una presentazione interattiva, con video e domande che potessero coinvolgere gli studenti dei 16 istituti scolastici aderenti all’iniziativa –sparsi per Cuneo, Mondovì, Saluzzo e Savigliano– nel corso degli 86 incontri pianificati.

Gli argomenti trattati sono i più disparati: si parte dal “ragazzo malessere”, fenomeno nato sul social network TikTok (con più di 750 milioni di visualizzazioni a oggi) che consiste nella ricerca e nella normalizzazione diffusa tra i giovanissimi di un’ideale di relazione affettiva basata sulla possessività e la tossicità soprattutto presente nella controparte maschile.

Si parla poi del catcalling, termine che definisce gli apprezzamenti indesiderati, i fischi e le molestie verbali perpetrate da sconosciuti ai danni delle donne nella loro quotidianità, mentre camminano per strada. Tutto ciò, indipendentemente da una volgarità più o meno marcata delle frasi pronunciate, crea nella vittima uno stato di disagio che determina, quindi, una condizione di timore e paura che tante donne vivono quotidianamente. Il dato sicuramente più significativo è che, secondo uno studio internazionale elaborato a partire dal 2014 da Hollaback! in collaborazione con la Cornell University di New York, il 79% delle ragazze che subiscono catcalling ne sono vittima prima di aver compiuto i 17 anni di età…

Si arriva quindi al sexting (l’abitudine a inviare immagini o video intimi non solo al proprio partner ma anche a semplici amici e amiche), al sextorting (caso nel quale la minaccia di diffusione pubblica di suddette immagini viene utilizzata per estorcere alla vittima denaro o favori, spesso di natura sessuale) e al revenge porn (immagini o video intimi vengono diffusi online senza il consenso del diretto interessato, spesso con intento malevolo e con conseguenze molto gravi che, in alcuni casi, hanno portato le vittime al suicidio).

La risposta delle studentesse e degli studenti, a cui viene chiesto di esporre la propria opinione e di partecipare attivamente alla discussione circa questi argomenti, ma non solo è, nella stragrande maggioranza dei casi, estremamente positiva. A dispetto di ciò che si potrebbe infatti credere non è raro percepire, proprio nelle generazioni più giovani, un’evidente empatia e un’onesta volontà di mettersi in discussione.

 

 

Giorgio Lacroce

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