Il workshop sull'ambiente a Expo della sostenibilità

Progetti, racconti e testimonianze

“Il volontariato ambientale dovrebbe essere maggiormente unito negli intenti”

L’associazione Wild Life Protection ETS, nata tre anni fa con l’obiettivo di promuovere l’ambiente in modo innovativo, approcciandosi al mondo e anche a grandi istituzioni con propositività e ottimismo, ha realizzato programmi educativi, campagne sociali e progetti di sostenibilità

Nel 2023 WLP ETS ha ideato “EXPO della Sostenibilità“, un evento annuale ad Alba che offre workshop, conferenze e talk per sensibilizzare sul tema della sostenibilità. L’iniziativa ha coinvolto istituzioni, aziende e giovani, ottenendo il supporto di figure istituzionali come il Ministro dell’Ambiente e importanti enti locali.

La terza edizione, si è svolta dal 22 al 24 maggio 2025, con un programma ricco di attività, tra cui sessioni per aziende e startup, conferenze per studenti e premi per le migliori pratiche ecologiche. Un momento centrale è stato lo “Startup Hub”, dove sette startup sostenibili hanno presentato le loro idee.

A chiusura dell’evento, si è tenuto un workshop con le realtà del volontariato della provincia, con l’obiettivo di creare una rete per promuovere un approccio condiviso alla sostenibilità, sia a livello locale che oltre i confini del territorio locale.

Abbiamo posto alcune domande a Stefano Alessandria presidente di WLP ETS.

Sabato 24 maggio avete organizzato un workshop con le associazioni della provincia che si occupano di ambiente. Su quali temi avete lavorato?

«Abbiamo lavorato su tre temi, raccogliendo testimonianze da più volontari di diverse associazioni: comunicazione e social, quindi le sfide comunicative che le associazioni ambientaliste affrontano; la relazione con i giovani, che è un tema molto interessante soprattutto perché l’attivismo giovanile è molto concentrato sulle tematiche ambientali, ma non è scontato che questo poi si traduca in attivismo nel volontariato costante.

Il terzo tavolo è stato sul rapporto con le istituzioni e le aziende, interlocutori con cui spesso l’ambientalismo fa fatica a muoversi.

L’obiettivo del workshop era duplice: discutere dei temi, ma anche far conoscere tra di loro le associazioni e far interagire persone differenti della stessa associazione, perché non sempre una persona rappresenta in toto la propria associazione».

Quali sono stati i risultati rilevati per ciascun gruppo?

«In breve possono essere i seguenti: per quanto riguarda la dimensione comunicativa, ci sarebbe l’esigenza di muoversi sempre di più, come richiesto dai canali social, con messaggi brevi, messaggi di impatto, slogan molto diretti. Questo però si è trovato un po’ antitetico rispetto a quanto uscito sul gruppo relativo al rapporto con i giovani. Si è notato che la mancanza di partecipazione attiva, nonostante la grande fama che il tema ambientale ha, è in parte dovuta al fatto che l’attivismo sui social sia diffuso molto per slogan e poco su cose pratiche, tanto facile dire, decantare, fatti piuttosto che necessità. Molto diverso invece è agire a livello di volontariato attivo all’interno di un’associazione.

Quello che è emerso come possibile punto di sbocco è l’opposto rispetto a quanto è uscito nel gruppo di comunicazione, quindi se la comunicazione deve seguire un po’ l’andamento, il trend che sui social si presenta, in questo caso la situazione è diversa. Per coinvolgere meglio i giovani sembra, infatti, che l’imperativo principale sia promuovere veramente la loro partecipazione attiva all’interno delle associazioni facendoli sentire a loro agio, in un tipo di partecipazione continuativa. Quindi non solo chiedergli “metti il post, fai quel tipo di attività spot quel giorno e poi eventualmente vieni più avanti”, ma cercare un coinvolgimento molto più attivo che faccia sì che questa persona sviluppi una maggiore partecipazione. Questo può essere fatto in tanti modi, ad esempio creando un gruppo giovani all’interno dell’associazione, coinvolgendo più ragazzi insieme, dando un compito di gruppo, ma che sia un compito continuativo,  anche qualcosa di molto piccolo e semplice che magari di primo acchito non è di massima importanza per l’associazione, ma è un pretesto per far sentire a loro agio i giovani».

In generale quali sono secondo Voi le esigenze prioritarie per il volontariato ambientale organizzato?

«Nell’ultimo tavolo relativo alle relazioni istituzionali, è risultato che il volontariato a livello ambientale dovrebbe concentrarsi anche sull’essere maggiormente unito negli intenti. Ogni associazione ha una sua nicchia, essenzialmente dettata anche dall’ideologia che la muove, ma bisognerebbe saper fare massa critica, saper collaborare maggiormente al fine di raggiungere interlocutori comuni con scopi comuni, quindi non solo dare il messaggio, ma spronare costantemente i vari stakeholder del territorio a continuare verso strade positive».

Voi siete un’associazione di giovani volontari che interagisce con associazioni che hanno un’età media più avanzata. Come sta andando questo incontro tra generazioni? Ci sono difficoltà legate alle differenze di età nell’iniziare a lavorare in rete?

«Parlare di giovani e parlare di generazioni più adulte è molto una generalizzazione, ci sono giovani e giovani così come ci sono adulti e adulti, quindi è sempre molto difficile andare a dire con alcuni facciamo fatica, con qualcun’altro un po’ meno. A Expo della sostenibilità abbiamo visto una cosa molto positiva a livello di coinvolgimento, perché su diversi ambiti, quindi sia i relatori che venivano a parlare, sia quelli che partecipavano ad attività diverse come quelle propostealle aziende, abbiamo assistito a un grande mescolarsi di giovani e meno giovani. Anche nel workshop sul volontariato c’erano diverse fasce d’età coinvolte.

Può essere faticoso nel momento in cui qualcuno di una generazione si trova escluso all’interno di un’altra generazione, quindi una situazione con dieci adulti o dieci ragazzi che incontrano rispettivamente un ragazzo e un adulto, in questo caso potrebbe essere un po’ più complicato. In generale è difficile andare a generalizzare».

Quali sono i punti nodali su cui lavorare insieme?

«È importante lanciare messaggi comuni e definiti. Oltre a organizzare tanti per informare la collettività, bisognerebbe avere un obiettivo condiviso. La sostenibilità si propone di essere il veicolo per ricercare e promuovere obiettivi di gruppo».

Quali sono le prospettive individuate e quali saranno i prossimi passi del lavorare in rete?

«Abbiamo detto che è molto importante partecipare maggiormente agli eventi degli altri, quindi non solo incontrarsi quando c’è da discutere. Sicuramente su questo ci impegneremo. Se un’associazione ambientalista organizza un evento e ci sono tutte le altre associazioni ambientaliste, viene molto più immediato il passaggio successivo in cui si dice di lavorare insieme per gli intenti. È difficile forse, ma principalmente perché non ci conosciamo a vicenda, non si sa bene cosa fanno gli altri, questo è un po’ un limite».

Un commento finale?

«Siamo molto contenti di quello che è stato EXPO della sostenibilità, speriamo nelle prossime edizioni di riuscire a coinvolgere più associazioni».

 

 

Giorgia Barile

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